Quali sono i rischi a cui è esposto il prezioso patrimonio archeologico del sito UNESCO di Aquileia a seguito dei cambiamenti climatici in atto? E, indirettamente, come verrà interessato il tessuto sociale ed economico della Bassa Friulana nel suo complesso? Il tema è stato affrontato con il supporto di numerosi dati scientifici che gli esperti hanno messo a disposizione del pubblico nel corso della preannunciata Conferenza organizzata da Associazione GLOBE ITALIA tenutasi ad Aquileia il 2 dicembre 2022, tappa conclusiva del progetto WitS #Where is the Science?
Video di sintesi Conferenza di Aquileia: https://www.youtube.com/watch?v=pV_AZMkP1P0
La registrazione integrale degli interventi è disponibile sul canale youtube dell'Associazione: https://www.youtube.com/watch?v=OX3nYOWu0s4 (NdR: i primi 16 minuti sono poco fruibili per problemi audio, ce ne scusiamo).
Il Sindaco di Aquileia Zorino, sottolineando l’impellenza della necessità di intraprendere azioni puntuali di informazione alle comunità sul tema della Conferenza, ha centrato il suo intervento su un inquadramento storico e sulle azioni che nel tempo sono state attuate sul territorio già dal tempo dei Romani per il convogliamento delle acque superficiali, per arrivare poi alle grandi opere di bonifica di fine Ottocento e inizi Novecento, oggi gestite dal Consorzio Bonifica, che hanno strappato al mare le terre che oggi costituiscono la Bassa Pianura Friulana, la nostra “piccola Olanda”.
Il Sindaco di Aquileia - Emanuele Zorino, la glaciologa Florence Colleoni dell'OGS di Trieste
La glaciologa Colleoni, di ritorno da COP27, ha presentato molti dati previsionali, in tutta la loro reale drammaticità, relativi all’innalzamento dei livelli degli Oceani in generale, e dell' Adriatico in particolare, a seguito dei 2 fattori che lo regolano: da un lato, l’aumento di volume dovuto alla dilatazione termica che la parte liquida del nostro Pianeta subisce assorbendo il 90% del calore da irraggiamento solare, in aumento a causa dell’incremento dell’effetto-serra causato dai livelli di CO2 dell’aria. Dall’altro lato, lo scioglimento di ghiacciai e calotte polari che, soprattutto in Antartide – con un fenomeno sommerso e quindi apparentemente non visibile – sono già evidenti e sono un fattore che, ormai innescato, procederà per i prossimi decenni con un andamento oggi solo in parte prevedibile. La ricercatrice ha delineato due scenari, uno ormai certo, basato su un incremento medio della temperatura globale di +1,8°C, uno più catastrofico, basato su un aumento medio della temperatura di +4,4°C, al quale l’attuale trend potrebbe portare se non verranno attuate pronte azioni di riduzione della CO2. La ricercatrice ha delineato gli innalzamenti dei livelli del mare che nelle nostre aree potrebbero derivare da questi due scenari, innalzamenti ormai certi che potranno andare da valori di 30-60 cm da qui a fine secolo nel caso più favorevole, fino a valori di alcuni metri nel caso più critico proiettato su un arco temporale fino al 2300, scenari questi che devono essere tenuti assolutamente in considerazione dalle comunità e dalle autorità responsabili della gestione dei territori, per individuare pronte azioni di mitigazione.
Dee momenti dell'intervento della Dott.ssa Colleoni
L’Ingegnere Barbara Fico, nel suo intervento ricco di spunti di approfondimento sul ruolo del Consorzio di Bonifica nella regimentazione delle acque allo scopo di mantenere in sicurezza gli insediamenti urbani e garantire l’uso agricolo dei suoli, ha mostrato come il Consorzio di Bonifica stia già oggi attuando azioni di potenziamento ed efficientamento delle idrovore, che dal Tagliamento all’Isonzo garantiscono il continuo sversamento a mare delle acque superficiali e di risalita dalle falde raccolte nei canali di bonifica, mentre con l’innalzamento degli argini fronte-mare e delle sponde fluviali si cerca di impedire le inondazioni conseguenti alle mareggiate e le esondazioni dei fiumi conseguenti agli eventi atmosferici estremi purtroppo già in atto.
Il Direttore della Fondazione Aquileia Tiussi ha raccontato come già nei decenni scorsi siano state realizzate opere per drenare l’acqua dalle aree del Foro Romano che altrimenti sarebbero già impaludate e ha focalizzato l’attenzione sui danni per sommersione che l’area archeologica potrebbe subire a causa di un prossimo non controllabile innalzamento dei livelli delle acque, i danni derivanti dall’erosione che i livelli di marea potrebbero apportare con il sali-scendi, e infine i danni derivanti dalle precipitazioni estreme, le cosiddette “bombe d’acqua”.
Gli interventi dell'ing.Fico - CBPF e dell'archeologo Cristiano Tiussi - Direttore della Fondazione Aquileia
L'intervento dell'ing. Barbara Fico del Consorzio Bonifica Pianura Friulana e un'immagine della sala